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Neutrali per la nostra piccola patria. Neutralismo e pacifismo nella Grande Guerra

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Ascolta il file audio del seminario

Fulvio Cammarano (Università di Bologna), Introduzione e coordinamento

Michele Cento (Istituto Italiano per gli Studi Storici, Università di Bologna), Per il diritto al domani. Il neutralismo socialista e la Grande Guerra

Pubblicati tra il 1915 e il 1919 e raccolti grazie all’opera di reperimento della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, i «Documenti socialisti intorno alla Guerra» rappresentano una fonte assai rilevante per comprendere come lo spirito originario del neutralismo socialista venga tradotto nella concreta esperienza della Prima guerra mondiale. Il rapporto tra patriottismo e internazionalismo, tra via legale al socialismo e sopravvivenza legale del socialismo, tra riforma e rivoluzione viene così ripensato in queste pagine, che delineano un itinerario coerente ma non privo di tensioni politiche e concettuali.

Obiettivo della relazione è allora quello di mettere in luce come questi documenti siano parte integrante di un progetto politico del Partito socialista italiano che, pur rifiutando la guerra, sente l’esigenza di fare i conti con essa rivendicando il proprio inalienabile «diritto al domani». I «Documenti» si innestano così sulla linea lazzariana del «né aderire, né sabotare» ma ne forzano costantemente i confini, come è evidente soprattutto all’indomani dell’ottobre 1917, quando la rotta di Caporetto e la rivoluzione bolscevica si incaricheranno di mostrare come quelle tensioni siano in realtà prossime a esplodere.

Elda Guerra (Associazione Orlando, Centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne di Bologna) – Visioni e elaborazione di donne fronte alla Guerra: un peculiare intreccio tra femminismo e pacifismo

Il contributo si apre con l’analisi delle scelte compiute dalle maggiori associazioni internazionali femminili di fronte all’irrompere della Guerra mondiale, tra appelli per fermare l’escalation degli eventi e adesione alle scelte dei governi nei differenti contesti nazionali. In questo quadro vengono, poi, affrontate origini e motivazioni dell’International Congress of Women (L’Aia  28 aprile-1 maggio 1915) in cui le protagoniste, provenienti da paesi belligeranti e non, vollero sottolineare il nesso tra diritti politici delle donne e politiche per la pace. Di particolare interesse furono le proposte finali per la convocazione da parte dei paesi neutrali di una conferenza per la mediazione continua e l’attuazione di una missione internazionale di pace. Il problema dei legami internazionali dell’associazionismo emancipazionista italiano, il potenziale ruolo della neutralità del Paese e la peculiare tensione tra pacifismo, neutralismo e interventismo costituiscono l’altro aspetto del contributo.

Barbara Bracco (Università di Milano-Bicocca), Forme e pratiche del “vario neutralismo” nella società civile italiana

L’intervento ha l’obiettivo di rileggere il neutralismo italiano tra il 1914 e il 1915 alla luce della categoria del “vario” che Gioacchino Volpe elaborò tra le due guerre. Se è nota infatti la sua definizione di “vario nazionalismo”, meno esplorata è la sua lettura del “vario neutralismo”. Ancorato nella definizione volpiana ai soggetti politici contrari alla guerra (movimenti e partiti votati alla sconfitta per la loro eterogeneità), il “vario neutralismo” ci appare oggi più vicino ai caratteri pre-politici che Volpe trovò invece nel “vario nazionalismo”. Un’area, quella neutralista, che oltre ai socialisti, giolittiani e altri neutralismi politici, si alimentò di soggetti portatori di forti tensioni sociali e culturali – dai coscritti alla protesta femminile – che sfociò in pratiche di opposizione aperta e talvolta violenta che per molti aspetti avrebbe preparato gli scontri del difficile dopoguerra italiano.

Mirco Carrattieri (Istoreco), I socialisti e la guerra in Emilia Romagna 

La Prima guerra mondiale, sia nell’anno della neutralità che dopo l’intervento, rappresenta uno choc significativo per il socialismo italiano, per il quale l’osservatorio emiliano-romagnolo appare un caso di studio particolarmente interessante. Il focus territoriale consente infatti di illuminare alcune articolazioni già evidenziate dalla storiografia e di introdurne altre. Da un lato è interessante notare come la coesione interna del mondo socialista e le alleanze maturate in occasione della guerra di Libia, della settimana rossa e delle elezioni amministrative del 1914 vengano erose e in alcuni casi sconvolte dallo scoppio della guerra; e come la tradizionale partizione tra riformisti e massimalisti appaia insufficiente di fronte alla forte presenza in regione di esponenti socialriformisti da una parte e sindacalisti rivoluzionari dall’altra. Peraltro il contesto emiliano-romagnolo appare molto interessante anche per svolgere considerazioni sulle questioni di generazione e di genere. Lo stesso ambito regionale necessita poi di essere decostruito, non solo nelle scansioni provinciali, ma anche in quelle città-campagna, pianura-montagna, costa-entroterra.

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